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"Tracce e-motive"

L’uomo, come soggetto sempre meno unitario ma in continua evoluzione, è la figura centrale della sua ricerca espressiva. La creazione di corpi e frammenti fisici, realizzati attorcigliando il comunissimo filo di ferro cotto, generalmente utilizzato per legare, descrivono una materialità che si unisce alla concretezza dei tumulti interni con cui entrare in relazione e immedesimarsi. Il processo elaborativo, restando perfettamente coerente con la natura specifica della propria indagine, è esaltato dalla tenace manualità e da una tecnica sempre più personalizzata che rendono queste nuove opere ancor più accattivanti e raffinate.
L’intreccio, una volta abbandonata ogni definizione, si sviluppa come tracciato grafico di emozioni e sentimenti, dal fascino enigmatico e misterioso, mosso da un dinamismo controllato ma sorprendente dove appaiono nuovi aspetti, nuove immagini sospese nello spazio. E’ un invito a procedere verso percorsi interiori, inoltrandosi in territori intimi, seguendo una linea retta che si assottiglia e si amplia, che si torce e contorce con spirali e volute, che traccia palpitazioni e battiti.
L’indeterminazione della forma descrive l’impulso di un respiro scandito da un ritmo, segnato da un tempo illimitato, dove è possibile captare e ascoltare vibrazioni con pause e riprese, valutare il timbro cromatico di ciascun suono, mentre si avverte il soffio di tutta la vitalità possibile.

Nikla C



"Grovigli, intrecci, evoluzioni di segni che come ogni nostra emozione e sensazione prendono forma e restano sospese in equilibrio su di una sorta di linea di confine tra l’effimero ed il materiale, tra il tangibile e l’intangibile, tra ciò che è fuori e dentro di noi."

"Frammenti, tracce, parti di un vissuto che restano in sospeso come parole aggrappate a pagine volanti di un quaderno, pensieri e riflessioni che hanno lasciato un loro segno e che continuano a farlo.
Insieme di esperienze, umori, sensazioni che si accumulano nel tempo, si sovrappongono e si legano.
Sedimentazioni di un sapere che costituiscono e costruiscono tutto il mio percorso e la mia poetica."



Marco Cingolani “Da Rodin al frammento

La scultura ha da sempre incarnato l’ “ossessione” per strutturare organicamente una forma, quella umana soprattutto, da quando l’uomo decise di  prendere una pietra  informe per dargli dignità di forma compiuta, voluta e dunque creata in forma decisa, pragmatica e definita.
Ferma e monolitica nel tempo antico, ieratica nel Medio Evo, umanista nel Rinascimento, dinamica nel Barocco, leggera nel Rococò, idealistica nel Neoclassicismo e michelangiolesca nell’Ottocento. Auguste Rodin, “figlio” del Buonarroti, in un secolo diviso tra la concretezza realistica della forma e l’impressione della stessa  - si pensi a Medardo Rosso -  si orientò dapprima verso un michelangiolismo di ritorno in chiave  espressionista,  per poi “mutilarlo” e scoprire l’essenza della forma in chiave simbolica.
Le penseur, nell’immaginario collettivo icona universale dell’attività intellettuale,  per Rodin, che guarda al Pensieroso della tomba di Lorenzo de’ Medici, diventa il simbolo dell’uomo nudo di fronte al proprio destino.
Il rivisto Pensatore  del primo Cingolani è la quintessenza della forma, nel senso che l’attorcigliamento metallico denuncia la struttura intrinseca alla parte visibile e tattile della stessa forma finita: un non finito, cioè,  che stimola l’immagine della forma finita.
Il concetto che  “modella” la forma.
Dal non finito al frammento la ricerca è stata veloce e giocoforza dovuta alla necessità di superare, dopo numerosi intrighi di figure filo-metalliche, l’evidenza del finito che poteva sfociare nella maniera, quella propria naturalmente.
I “frammenti” che ora  impegnano la nuova ricerca, appaiono frammenti certi di certezze fisiche che optano per l’indeterminatezza  di una forma  astratta e allo stesso tempo minimalista, nel senso che il minimalismo non sta nel determinato della forma, piuttosto nel suo essere aereo e indefinito.
Come aeree e indefinite sono le due sculture esposte a Mirionima, fino al 10 dicembre 2011, caratterizzate dalla “presenza” della concretezza installativa.

Antonio G. Benemia